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La BCE aumenta i tassi d’interesse

Conseguenze sulle imprese e strumenti a supporto della crescita delle PMI

È recente l’annuncio che ha messo all’erta le imprese italiane: la BCE (Banca Centrale Europea) ha, infatti, deciso di alzare i tassi d’interesse di un quarto di punto percentuale. A oggi, il tasso sui rifinanziamenti principali è al 4,5%, quello sui depositi si attesta al suo massimo storico, il 4%, e quello sui prestiti marginali al 4,75%.

Ma prima di capire quali sono le implicazioni per l’economia del nostro Paese e per le nostre imprese, soprattutto le PMI, facciamo un passo indietro per capire meglio di cosa stiamo parlando.

Tassi d’interesse e tasso BCE: cosa sono?

In generale, il tasso di interesse rappresenta il modo di calcolare il compenso spettante al soggetto che presta del denaro a un altro. Quando un intermediario (come una banca dotata di regolare licenza) si priva di una somma di denaro concedendo un prestito a una persona (o banca o altro istituto), deve essere ricompensato per la mancanza di disponibilità del denaro in un determinato periodo di tempo. Per questo motivo, più è lungo il periodo più sarà alta la somma dovuta.

La sorgente di tutti i tassi è proprio il c.d. tasso BCE, il principale. È chiamato anche tasso ufficiale di sconto poiché rappresenta il tasso d’interesse che la Banca Centrale di uno Stato – nel caso dell’Eurozona proprio la BCE – applica alle banche private cui concede i prestiti. Si tratta di una prassi della nostra economia moderna: gli istituti di credito, infatti, procedono continuamente a scambiarsi liquidità per affrontare diverse esigenze e dunque spesso prendono prestiti dalla Banca Centrale.

Ora è chiaro che, essendo il tasso BCE il nostro tasso sorgente, al variare di questo anche i tassi che le banche private usano normalmente fra loro variano in modo significativo. In altre parole: se il tasso BCE aumenta, anche i tassi d’interesse applicati dagli istituti bancari aumenteranno a danno di persone fisiche e imprese.

Le banche centrali notoriamente sfruttano la variazione del tasso di sconto per influenzare l’economia di un Paese in modo espansivo o restrittivo, provando a mantenerne la stabilità. Per esempio, quando i tassi di deposito aumentano – come in questo caso – si spingono i soggetti a puntare sugli investimenti anziché sul risparmio.

Ma perché si sono rese necessarie queste misure da parte della BCE?

L’attuale situazione economica: inflazione

Oggi la situazione è capovolta rispetto a quella registrata per molti anni a seguito della crisi del 2008, con tassi d’interesse molto bassi che rendevano convenienti gli investimenti da parte delle imprese.

I tassi d’interesse sono alle stelle, i prezzi salgono e l’inflazione sembra non voler smettere di aumentare. Questo balzo improvviso dell’inflazione è dovuto a numerose cause che hanno stravolto l’economia mondiale, a partire dal periodo post-pandemia. A ciò si sono aggiunti l’interruzione della supply chain industriale a livello globale e il continuo rialzo dei prezzi delle materie prime, tra cui gas, elettricità e petrolio, causato a sua volta dalle controversie tra Russia e Ucraina. Di conseguenza, i prezzi in tutti i settori sono saliti in maniera vertiginosa, con una crescita generale che si attesta intorno all’8,5% (dato di febbraio 2023 estrapolato nell’area UE).

Per mantenere la stabilità economica e cercare di attenuare questa corsa al rialzo, quindi, le Banche Centrali (non solo la BCE ma anche la Fed statunitense) hanno dovuto attuare manovre economiche che sono state particolarmente discusse negli ultimi tempi: il rialzo dei tassi d’interesse.

In questo contesto, è utile ricordare inoltre le parole della Presidente della BCE Christine Lagarde secondo cui, in ragione di tensioni ancora forti, la politica monetaria da attuare sarà perlopiù restrittiva, motivo per cui si è già giunti al sesto aumento di fila dei tassi BCE, nello specifico di un ulteriore +0,5%.

Cosa significa questo per consumatori e imprese e quali sono le prospettive future?

Prospettive future per PMI e consumatori

In questo periodo chi ha un mutuo potrebbe trovarsi in estrema difficoltà poiché il livello dei tassi può incidere grandemente su un possibile prestito ma anche su una carta di credito.

Per i consumatori questo comporta una riduzione del denaro disponibile alla spesa destinata per i beni e i servizi dei consumatori e quindi un rallentamento dell’attività economica in generale. I tassi di interesse elevati, d’altro canto, portano i consumatori a risparmiare più denaro, perché ricevono maggiori ritorni sul denaro che hanno depositato presso le banche. Affinché la circolazione sia efficace, una banca ha bisogno di un flusso costante di depositi, per assicurarsi una maggiore capacità di prestito.

Situazione simile sarà quella in cui si troveranno a operare le aziende, in particolare le PMI. A fronte di un vantaggio a risparmiare, i consumatori tenderanno a spendere meno e dunque acquistare meno dalle imprese che vedranno i propri ricavi scendere, causando a catena una riduzione della produzione o il licenziamento del personale.

D’altro canto, anche le imprese in buone condizioni economiche, in ragione dell’aumento dei tassi, potrebbero scegliere di non investire e non ampliare le proprie attività per non chiedere prestiti e mutui.

Ma in questa situazione, il nostro sistema ha gli strumenti per poter sostenere la tenuta delle imprese e poter addirittura generare crescita.

Alternative al finanziamento bancario: Minibond

Il rialzo dei tassi di interesse della BCE potrebbe rendere più difficile per le PMI accedere al credito bancario, in quanto i prestiti bancari diventeranno più costosi. In questo contesto, i Minibond potrebbero rappresentare un’alternativa interessante per le PMI che necessitano di finanziamenti.

I Minibond sono un’alternativa al finanziamento bancario tradizionale che può essere utilizzata da PMI e grandi imprese per finanziare progetti di investimento o di ristrutturazione. Sono obbligazioni di importo medio pari a 5 milioni di euro, emesse da società non quotate in Borsa. Sono destinati a investitori istituzionali e privati, e sono offerti attraverso una procedura di collocamento privato.

Possono offrire una serie di vantaggi rispetto al finanziamento bancario tradizionale, tra cui:

  • Rendimento più elevato rispetto ai prestiti bancari, in quanto sono emessi da società con un rating creditizio inferiore.
  • Maggiore flessibilità: possono essere personalizzati in base alle esigenze dell’emittente, in termini di durata, tasso di interesse e condizioni di rimborso.
  • Minore dipendenza dal sistema bancario: possono aiutare le imprese a diversificare le proprie fonti di finanziamento, riducendo la dipendenza dal sistema bancario.

In breve, è corretto affermare che il periodo a cui stiamo andando incontro rappresenterà una stretta per il sistema economico, non solo del nostro Paese; d’altro canto, è senza dubbio da considerare il fatto che, negli ultimi anni, si sono affermati progressivamente degli strumenti in grado di supportare imprese e consumatori.